Molti sono a conoscenza dell’utilità dell’osteopatia nella risoluzione di disturbi muscolari e articolari, in particolare del collo e della schiena. Molti però non sanno che buona parte di questi disturbi sono dovuti ad un’alterazione posturale, causata da una tensione anomala degli organi interni, spesso latente e non conclamata.
Indicazioni di trattamento
I disturbi viscerali per cui l’osteopatia si considera utile mediante il proprio trattamento sono:
• Stitichezza
• Colon irritabile
• Ptosi renale
• Ptosi della vescica
• Incontinenza urinaria
• Aerofagia
• Aderenze cicatriziali
• Esiti di pleurite
• Esiti di bronchite
• Ernia iatale
• Reflusso gastro-esofageo
• etc.
I Visceri
Per visceri si fa riferimento agli organi addominali e toracici, e alle membrane connettivali che li avvolgono (spesso dette capsule). Essi sono ancorati direttamente o indirettamente allo scheletro del tronco mediante il tessuto connettivo (legamenti e fasce); quando questo si muove insieme alla colonna vertebrale, i visceri lo seguono, vincolati come sono ad esso, e ne permettono i corretti movimenti. Quando invece si presenta una restrizione di mobilità, l’organo mette in tensione la propria struttura connettivale che lo inserisce allo scheletro, impedendo un corretto movimento della colonna vertebrale. Gli organi altresì, sono costantemente messi in movimento dalla dinamica diaframmatica ad ogni atto respiratorio e quindi ne influenzano il meccanismo e a loro volta ne vengono influenzati.
Mobilità e motilità viscerale
Gli organi si muovono. È proprio così sono dotati mobilità: sotto la spinta meccanica del diaframma gli organi addominali e toracici subiscono delle compressioni, una sorta di “effetto pompa”, che sono notevolmente benefiche per la salute degli organi stessi. Il diaframma infatti, ad ogni atto inspiratorio ed espiratorio spinge gli organi addominali, direttamente e indirettamente collegati ad esso, in basso, e li “ritira” verso l’alto durante ogni fase espiratoria. D’ altro canto ogni organo è dotato di una propria mobilità intrinseca detta motilità generata dalla memoria del movimento cellulare embriologico. In pratica questo movimento continua a ripetersi incessantemente durante tutta la vita in modo ritmico e se armonico è sinonimo di una buona vitalità dell’organo considerato.
Restrizioni di mobilità
In osteopatia si dice: il corpo aderisce alla lesione. Questo vuol dire che se, ad esempio, ho una tensione in qualche area dell’addome, tenderò a piegarmi su quell’area in una posizione di protezione, che viene detta appunto postura antalgica. Il corpo si avvolge intorno all’area tesa. Se questa postura permane nel tempo oltre un certo periodo, le strutture miofasciali si adattano a questa nuova situazione, creando una “restrizione” di mobilità che porta a delle limitazioni nei movimenti opposti. Esempio classico è quello delle posture che assumono i pazienti affetti da esofagite da reflusso o ernia iatale, che presentano una postura in chiusura anteriore con associato un incurvamento in avanti delle spalle: ciò comporta una impossibilità nel mantenere una posizione eretta e a un sovraccarico dell’area dorsale con presenza di dolore.
Sono stati studiati e sono in via di sperimentazione gli effetti che alcune intolleranze alimentari possono creare sulla postura generando modificazioni posturali come nelle scoliosi.
Qual’ è la causa delle restrizioni?
Ciò può accadere per diverse motivazioni.
Esiti di interventi chirurgici. Può accadere che le cicatrici non guariscano in modo ottimale, portando alla presenza di aderenze anche profonde, che spesso non vengono notate; infatti nel punto dove viene fatta un incisione non è solo la pelle ad essere tagliata, più tessuti in profondità vengono coinvolti (il corpo è costituito di strati di tessuti sovrapposti: la pelle, il grasso, la fascia connettivale, i muscoli, gli organi, ecc.), e spesso accade che su un altro strato si vengano a creare delle aree di tensione importanti, spesso sottovalutate.
Infezioni da batteri o virus. Possono danneggiare gli organi che vanno a coinvolgere, in particolare la loro membrana di rivestimento; lo si può notare quando durante il trattamento viscerale la persona riprova le stesse sensazioni che ha avuto durante la malattia, ma ricevendone in seguito notevole sollievo.
Traumi. Nei colpi di frusta, per esempio, gli organi detti “pieni” come il fegato o i reni, subiscono delle forze di pressione tali da creare delle restrizioni o peggio fissazioni, che come detto possono creare disturbi nell’organo nella sua fisiologia, e che si ripercuotono sui normali movimenti globali del corpo.
Tecniche specializzate
Le tecniche che si utilizzano in osteopatia viscerale sono diverse nei principi dalle altre tecniche usate negli altri approcci. Le forze che vengono applicate sono spesso lievi e completamente differenti.
Si va dalle tecniche di drenaggio/pompaggio emo-linfatico, per migliorare il deflusso del sangue venoso e della linfa in organi come il fegato e la milza quando questi sono in uno stato di congestione.
Tecniche di stiramento: quando troviamo un organo cavo, come ad esempio l’intestino, che presenta spasmo della sua parete, e aderenze tra i foglietti peritoneali in seguito a stati come l’irritabilità, la stipsi.Tecniche di rilascio fasciale: utili per permettere un approccio in una situazione di maggiore dolorabilità, in situazioni in cui le membrane che avvolgono il viscere risultano molto tese, o per trattare delle cicatrici che presentano aderenze.
Tecniche di recoil: sono tecniche che attraverso l’utilizzo di forze elastiche, permettono ai visceri di riacquisire la loro normale mobilità in seguito a un trauma da contraccolpo, come accade nei colpi di frusta, o nelle cadute.
Un esempio di approccio viscerale
Il nostro intestino tenue è lungo dai 5 agli 8 metri, ed è ripiegato in anse più volte e sostenuto da una membrana connettivale chiamata mesentere. Questa membrana, come una tendina più volte ripiegata della lunghezza di circa 15-17 cm, origina dalla flessura duodeno-digiunale, è detta radice del mesentere e corrisponde alla linea lungo la quale il mesentere si inserisce sulla parete posteriore dell’addome. Inizia sul lato sinistro del corpo della 2a vertebra lombare e da qui discende obliquamente in basso e verso destra, fino a terminare nella fossa iliaca destra nella valvola ileo-cecale, dinanzi all’articolazione sacroiliaca.
La tensione sulla radice del mesentere che può essere consecutiva a una ptosi intestinale, postumi di appendicectomia, chirurgia del tenue, e anche a disturbi di natura psicosomatica, determina una rotazione del tratto lombare e porta a una fissazione dell’articolazione sacro-iliaca destra. In Osteopatia Viscerale si dimostra come la manipolazione di questa radice migliora notevolmente la mobilità del tratto lombo-sacrale, riducendo i sintomi che compaiono in questa zona, e migliorando anche l’assetto posturale della colonna vertebrale.