Molti sono a conoscenza dell’utilità dell’osteopatia nella risoluzione di disturbi muscolari e articolari, in particolare del collo e della schiena. Molti però non sanno che buona parte di questi disturbi sono dovuti ad un’alterazione posturale, causata da una tensione anomala degli organi interni, spesso latente e non conclamata.
L’osteopatia strutturale è una tecnica che rappresenta una delle forme di medicina manuale più antiche e a più larga diffusione e pongono l’attenzione sul rilevamento e successivo trattamento di alterazioni di mobilità e funzione delle strutture articolari e periarticolari. Tale alterazione è chiamata disfunzione somatica. La disfunzione somatica è: una funzionalità alterata o danneggiata di componenti del sistema somatico (impalcatura corporea) in relazione tra di loro:strutture scheletriche, artrodiali e miofasciali, nonché gli elementi vascolari, linfatici e neurologici ad esse connessi. Le tecniche strutturali sono mobilizzazioni ad impulso (thrust) con alta velocità e bassa ampiezza. Sono tecniche dove non si richiede forza ma soltanto un’elevata precisione e abilità manipolativa da parte dell’osteopata, che deve applicare tali tecniche con accuratezza e soltanto dopo un’analisi approfondita. Sono state avanzate numerose teorie nello spiegare l’effetto terapeutico sulla disfunzione articolare manipolate con tecniche strutturali. Anzitutto è stato dimostrato che le capsule e le strutture articolari sono innervate e che alterazione di corrispondenza fra le due superfici articolari e i muscoli segmentari ad esse connessi causano un’alterazione dell’attività elettrica e di possibilità di movimento articolare. Inoltre molte ricerche sono state condotte sull’effetto di cavitazione in seguito a tecniche con impulso, in cui è stato dimostrato che eseguendo il thrust ha luogo all’interno dell’articolazione la cavitazione (ovvero il clik articolare che si sente) che corrisponde ad un cambiamento di materia in cui la sinovia (liquido che si trova all’interno dell’articolazione e la lubrifica) passa dallo stato liquido a quello gassoso per almeno 20 minuti e inoltre dopo il thrust si ha un periodo temporaneo di silenzio elettrico dei muscoli collegati segmentariamente alla struttura manipolata con un successivo periodo refrattario che precede il ritorno ad un’attività elettrica normale. Si ipotizza che i muscoli connessi segmentariamente ritornino a una funzione più normale, in seguito alla procedura di thrust e contribuisca ad una risposta terapeutica positiva.